La stagione del corallo e del cammeo
Negli anni successivi al rientro di Ferdinando IV, dopo le vicende del 1799, furono messi in atto interventi per favorire la nascita di nuove imprese, offrendo condizioni vantaggiose e incentivazioni, in particolare agli imprenditori stranieri portatori di nuove tecnologie. La contemporanea crisi della manifattura del corallo nella città di Marsiglia stimolò l’imprenditore Paolo Bartolomeo Martin a trasferirsi nel Regno di Napoli, per accedere alle favorevoli condizioni offerte. Risale al 12 febbraio 1805 la richiesta di aprire “nei Reali Demani” la “fabbrica dei Coralli”, in zona tornese, dove era già presente una radicata attività di pesca del corallo grezzo esportato poi allo stato grezzo a Livorno ed in altre località per la sua lavorazione.
Fu così che il 27 marzo, Ferdinando IV concesse a Martin “la sovrana Protezione e privativa per dieci anni” per stabilire “nella Torre del Greco”, nel palazzo cinquecentesco dei Caracciolo di Castelluccio, una “Fabbrica di lavorare il corallo”. Ma c’era di più, al contempo la concessione prevedeva che l’imprenditore dovesse ammettere tre o quattro giovinetti del Regno e insegnar loro l’arte, in maniera che una volta innestata l’arte del corallo potesse poi avere continuità. Erano i prodomi della più fiorente stagione artigiana del corallo e della sua scuola di formazione (oggi ancora presente nell’Istituto Degni).
Dopo il successo del primo avviamento già nel 1807 fu concessa al Martin l’apertura di una nuova attività nel Real Albergo dei Poveri di Napoli per insegnare quell’arte alle “fanciulle ed ai fanciulli ivi presenti” e che nel 1824 occupava 220 addetti, che potevano lasciare il Reclusorio al compimento dei diciotto anni, ma che per una serie di disagi e problematiche, fu definitivamente chiusa nel 1829. Intanto, la Fabbrica di Torre del Greco di Martin non si limitò alla lavorazione del corallo ma introdusse anche l’arte dell’incisione che si diffuse ampiamente nel Regno.
Dall’attività imprenditoriale di Martin la scuola del Corallo ha reso Torre del Greco famosa in tutto il mondo. Ad oggi, sono circa 300 le aziende impegnate nel comparto che conta oltre 2.200 addetti. Oltre il 70% della produzione è destinata all’export, grazie anche alla capillare presenza delle aziende torresi presso le più importanti fiere di settore internazionali.
Non bisogna però dimenticare l’altra arte altrettanto famosa che affianca quella dell’oro rosso nella città ai piedi del Vesuvio, quella dell’incisione su Cammeo. Un’attività ben nota già nell’antichità che, a partire dalle incisioni delle gemme, si resero necessarie poiché servivano da sigillo. Lo sviluppo dell’incisione su cammeo (che può vantare esempi illustri a partire dall’età romana fino a quella rinascimentale), ebbe la sua massima evoluzione nel XIX secolo con il neoclassicismo quando divenne un accessorio di moda imprescindibile sia per la donna che per l’uomo. Fu a partire dal questo periodo che la lavorazione delle conchiglie permise di raggiungere livelli di virtuosismo elevatissimi favoriti anche dall’arrivo di tanta materia prima, che giungeva con le navi coralline che facevano spola tra Torre del Greco ed il Mediterraneo. Le conchiglie infatti, venivano utilizzate come zavorra, per appesantire le navi quando erano prive di carico.