Età contemporanea
Con la proclamazione dell’Unità d’Italia, Napoli perdette una parte del proprio lustro, sia economico sia culturale pur conservando però quella sua anima artigiana. Nel centro storico, nel quartiere Pendino, infatti, un censimento del 1865 evidenzia la presenza, di 280 imprese artigiane, 10 fonditori di argento e 26 fonditori di galloni e scopiglie. Il Risanamento imposto alla città dopo l’epidemia di colera coinvolse anche il Borgo degli Orefici, che fu ridisegnato nella struttura delle strade ma non nel tipo di attività.
La vocazione che lo aveva connotato a partire dal ‘300 resta invariata fino ai nostri giorni, dove gli insediamenti delle botteghe e delle imprese orafe rappresentano il cuore nevralgico dell’area che pur senza rinnegare le origini e la tradizione hanno adeguato le produzioni ai nuovi sistemi tecnologici sviluppati anche grazie alla scuola di formazione insediata in un elegante edificio adiacente allo storico arco di San’Eligio nel cuore del Borgo, la «Bulla» che prepara gli studenti alla professione di orafo attraverso diversi percorsi che spaziano dalla gemmologia alla progettazione industriale.